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Trento, 13 aprile 2003
BOATO: «DELLAI COMINCI A FARE IL LEADER»
Il Presidente del gruppo misto alla Camera rilancia l’Ulivo:
«Ma se c’è il Patt c’è posto anche per Costruire Comunità»

Intervista a Marco Boato del Trentino di domenica 13 aprile 2003

Altolà del presidente del gruppo misto alla Camera ad un eventuale ricorso del Governo contro la legge che ha sancito il passaggio delle deleghe: «Se seguirà il ministro Gasparri, il centrodestra incapperà nel peggiore dei boomerang» tuona Marco Boato. Ma il parlamentare verde sferza anche Lorenzo Dellai: «È tempo che faccia il leader della coalizione, non della sola Casa dei Trentini».

Che gliene pare del dibattito che attraversa la sinistra?
Non ci entusiasma, e non perché vogliamo fare gli schifiltosi, ma perché si fa poca elaborazione politica ed analisi. E ci si concentra invece un po’ troppo su schematismi e posizioni. Credo che pochi, come noi verdi, possano parlare a pieno titolo di Ulivo. Lo abbiamo fondato nel ’95 e, comunque, da 20 anni siamo sulle medesime posizioni, all’insegna della coerenza e della continuità. E sulla prossima scheda elettorale il “Sole che ride” sarà tra i simboli con più tradizione.

Voi vi presenterete, da soli, con una vostra lista?
Sì, si chiamerà “Verdi e democratici per l’Ulivo”: una lista che fa ora la sua comparsa a Riva del Garda e che esporteremo sul piano provinciale.

Si parla molto della Casa dei Trentini.
È un bene che si sia allargato il centrosinistra agli autonomisti, anche se non mi pare che la Casa dei Trentini sia ben definita. Ora, ed è già tardi, cominciamo a parlare della coalizione nel suo complesso. Soprattutto, ripeto, in termini di programmi. Lo abbiamo chiesto già alla fine del 2002.

Giacomo Bezzi, segretario del Patt ha già fatto sapere di non volervi nella coalizione di governo.
Ci sono troppi grilli parlanti. Il modo di esprimersi di Bezzi è un segnale di degrado politico. Come anche tutto il teatrino politico che si sta facendo attorno alla Casa dei Trentini e l’affannarsi attorno alla ricerca di incarichi per la gestione del potere. Per quanto riguarda il Patt, Bezzi sembra dimenticarsi che siamo stati noi verdi ad aprire loro porte e finestre del centrosinistra. Ed è stato il sottoscritto a premere per portare Andreotti alla presidenza della Regione. Insomma il Patt dice di non volere noi, fondatori della coalizione, dimenticando però che, al momento, sono proprio loro autonomisti a non esserci, visto che in Provincia sono ancora ufficialmente all’opposizione.

Ci sono veti e preclusioni incrociati.
È grave. Visto che si è aperto agli autonomisti si dovrà aprire anche a sinistra, a Costruire Comunità. A chi, nei fatti, ha governato con noi negli ultimi cinque anni. In questo senso mi pare che Dellai non possa più stare alla finestra.

In che senso?
Sin dall’inizio noi non abbiamo esitato a proporlo alla leadership dell’Ulivo. Ma proprio per questo deve rispondere il suo ruolo di futuro leader nel suo complesso e non solo della Margherita o, peggio ancora, della sola Casa dei Trentini. È giusto andare oltre l’Ulivo, un’altra cosa è cancellare l’Ulivo.

Onorevole Boato, parliamo di Regione. Le deleghe sono state cedute dalla Regione alle due Province. Ma An punta i piedi. Gasparri vuole ricorrere alla Corte Costituzionale.
Il ministro non ha capito la differenza fra essere parte di un governo ed essere esponente di parte, per di più fazioso. Ha fatto due invasioni di campo: in primo luogo ha voluto dire la sua sul modo di votare di un Consiglio regionale, questione “interna corporis”, cioè componente esclusiva del Consiglio stesso.

L’altra invasione?
Si è arrogato competenze che non ha: il ministro per gli affari regionali è La Loggia. E non credo che a La Loggia passi per la testa di ricorrere alla Corte Costituzionale, passo che dovrebbe comunque essere votato dal Consiglio dei ministri. Ad ogni buon conto il governo sappia che una mossa simile, per di più nell’anno elettorale,si tradurrebbe in un colossale boomerang. Vorrebbe dire mettersi in rotta di collisione frontale con l’autonomia trentina ed altoatesina.

Che fine farà la Regione?
Diciamo che il passaggio delle deleghe non era solo sancito dallo Statuto del 1973 ma è anche previsto (e tutti i giuristi lo hanno giustamente sottolineato) dall’articolo 116 della Costituzione. Non mi pare si debba essere nostalgici degli anni ’50. La Regione avrà un ruolo di collegamento tra le due Province, ma sarà anche un soggetto di cooperazione transfrontaliera, in vista della futura euro regione alpina, non solo in chiave pantirolese.

 

  Marco Boato

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